Scrivere la tesi ai tempi di Chat GPT
- Luisa Abate
- 22 apr 2024
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 3 mag 2024
Ovvero l'importanza e il valore dello studio e dell'apprendimento durante la quarta rivoluzione industriale.

Ma chi te la fa fare di scriverti la tesi, cercare la bibliografia, leggere libri sul tema, non dormire la notte, per prenderti un pezzo di carta che sì boh non sei nemmeno sicuro che ti serva a qualcosa? Perché fare fatica quando puoi chiedere a ChatGPT?
Ma infatti...
Ricordo ancora il senso di impotenza ed inutilità che provavo davanti alle versioni di latino quando facevo il liceo. A cosa serve studiare una lingua morta, noiosa, tutta squadrata, che non saprai mai davvero come suona parlata, che veramente non potrai mai utilizzare per comunicare con nessuno, mentre intanto hai 16 anni, i brufoli, la cotta per il tipo figo che non ti considera, tua madre che non ti lascia vestire come vorresti e devi rientrare alle 10 di sera e comunque nella provincia in cui sei sprofondata non c'è niente di interessante da fare... Insomma alla me adolescente non importava niente del latino. Non che al latino importasse qualcosa di me. Leggevo la versione, poi la scomponevo in frasi, cercavo le parole sul Campanini Carboni sperando di trovare un frammentino tradotto, speranza molto spesso vana. Se era il compito provavo a chiedere a qualche vicino di banco, se ero a casa cercavo qualche disperato in internet, stando attenta a cambiare almeno qualche parola per non fare accorgere la professoressa. Nella migliore delle ipotesi era sudore della fronte e stridore di denti. Nella migliore delle ipotesi era un 7+. Più spesso era un 4 e mezzo e un piantino in bagno.
Cosa sarebbe successo se avessi avuto una scorciatoia facile, brillante ed emozionante? Beh avrei preso la scorciatoia ovviamente. Ma l'avrei presa anche se fosse stata tortuosa, buia e puzzolente... Qualsiasi cosa pur di non tradurre io. Sì, insomma, se ChatGPT fosse stata inventata quindici anni prima io l'avrei sicuramente utilizzata per fare le versioni di latino. Per le altre materie mi lascio il beneficio del dubbio. Per le versioni sono sicura. A mani basse proprio.
Ora al di là dei discorsi alti sull'organizzazione dei programmi scolastici e i discorsi sulla bellezza (il greco non l'ho studiato, quindi non so dire se veramente studiare la lingua morta della filosofia rispetto alla lingua morta delle guerre e della praticità quotidiana avrebbe fatto veramente una differenza), quel tedio, quella frustrazione quotidiana, quella disciplina in un'età così variegata di ormoni ed emozioni, qualcosa me l'hanno lasciato. E si tratta di qualcosa di molto più intimo che esteriore. Si tratta di un moto del cervello, delle sinapsi che si allenano a risolvere problemi e si ramificano. Si tratta del ricordare parole particolari, vedere come poi si sono trasformate nella nostra lingua, quindi capire in modo più profondo il mio linguaggio, dunque i miei pensieri.
Studiare sodo è difficile, ma come tutte le cose difficili porta a dei risultati duraturi, fa diventare più sicuri di sé. Sapere più cose, e saperle collegare, rende più facile leggere le circostanze della vita, inserirsi nel contesto, radicarsi nella realtà, formarsi delle opinioni basate sui fatti. In pratica aiuta a vivere con autonomia e avendo consapevolezza di sé.
Imparando una poesia, facendo una versione dal latino o traducendo un testo dall'inglese, facendo gli esercizi di matematica e i problemi di fisica, scrivendo un tema, alleniamo delle capacità che non avremmo modo di allenare altrimenti.
Anche fare la tesi di laurea è una sfida, perché in molti casi è la prima volta che ci si approccia ad un lavoro così lungo ed intenso e non si sa nemmeno da dove cominciare. Alle volte non si è frequentatori della biblioteca, e nemmeno assidui lettori di saggi sul tema specifico che si è scelto. Può allora venire la tentazione di affidarsi a uno strumento IA nell'idea che sia più rapido e veloce, più facile, e tutto sommato faccia il lavoro in modo brillante.
Permettetemi di dire che tutto di ciò che ho letto scritto dall'amica ChatGPT quasi nulla mi è sembrato brillante. Ecco l'ho detto: ho delle opinioni tranchant alle volte. Ma soprattutto che ne è del lavoro personale, del senso artigianale di creare un'opera, della soddisfazione che si ricava dal superare una sfida e una grossa sfida come quella della stesura di una tesi?
Perché allora rivolgersi ad un esperto di tesi di laurea, invece che "contattare ChatGPT"?
Il relatore è spesso troppo oberato di lavoro per rispondere a tutti i dubbi e tormenti che attanagliano il tesista, o semplicemente è distratto, non legge le email, fa ricevimento un'ora a settimana in una sede distaccata del dipartimento a un'ora coi mezzi da casa. Alle volte invece capita che si sia scelta una tesi molto sperimentale e d'avanguardia rispetto al proprio indirizzo di studi e che su alcuni dubbi tecnici statistici il relatore non riesca a seguirci fino in fondo. Tutti però hanno bisogno di una guida: persino Dante nell'Inferno non ci va da solo, ma con Virgilio!
Il ruolo dell'esperto in tesi di laurea diventa allora quello di risolvere i dubbi più tecnici e generali del tesista, di esserci nei momenti di sconforto, di essere una luce nell'oscurità delle procedure burocratiche e di spiegare con semplicità concetti difficili. Soprattutto vede tante, tante tesi tutto l'anno, quindi per lui non è "la prima volta".
Se stai leggendo questo post perché sei un tesista disperato alla ricerca di una mano nel buio, contattami scrivendo una mail a la-statistica@outlook.com

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